Sono lietissima di annunciare che sono cominciate le prove del prossimo spettacolo, Platero e io, di Juan Ramon Jimenez del quale sarò protagonista con l’ormai sodale amico Giovanni Martinelli per la regia di Patrick Rossi Gastaldi. Lo spettacolo sarà prodotto da Mercuzio Centro Culturale e Artistico e debutterà la prossima primavera. Ringrazio Giovanni e Patrick per aver avuto la sensibilità di voler dedicare questo lavoro a Benvenuto, il mio amatissimo bovaro bernese che mi ha lasciata tre mesi fa. Eccovi le “note di regia”:
Platero, minuto, peloso, soave è un asino che ha acciaio dentro, acciaio e argento di luna fusi insieme. Juàn Ramòn, suo compagno di viaggio, è un poeta, uno dei più grandi poeti spagnoli. L’uomo e l’asino, muovendo da Moguer attraverso la campagna dell’Andalusia, camminano fianco a fianco. È un magico viaggio, restituito in 138 istanti che toccano il cuore, tanti sono i brevi capitoli che compongono questa elegia andalusa di rara bellezza, dove una natura potente si intreccia con i paesaggi dell’anima.
Nel 1960 il compositore Mario Castelnuovo-Tedesco scelse 28 capitoli e ne fece un ciclo per narratore e chitarra, rinunciando a stabilire con assoluta precisione le coincidenze tra sillabe e note, in modo da non costringere l’attore a una pronuncia troppo scandita, facendo della chitarra non una semplice accompagnatrice della parola, ma creando dei brani in sé completi, che oltre a svolgere la loro funzione di insieme reggono, nella maggior parte, benissimo anche se suonati da soli. I brani musicali sono animati da una ispirazione semplice e schietta, in una fusione perfetta di innocenza e dottrina, di piacere ludico e di mistica dolcezza, risultando in questo sempre coerenti con la prosa lirica di Jimenez.
Normalmente “Platero e io” viene messo in scena in forma oratoriale, come semplice lettura a leggio, operando una selezione che attinge ai soli brani musicati dal compositore fiorentino.
Nel nostro allestimento, invece, abbiamo preferito creare un percorso tematico che alterna capitoli accompagnati dalla chitarra ad altri lasciati alla sola voce narrante del poeta e scelto una narrazione teatrale che, abolendo il leggio, crea una sintonia scenica tra narratore e musicista, coinvolti nel viaggio come se fossero bambini che giocano.
“Dovunque ci siano bambini esiste un’età dell’oro. Proprio a questa età d’oro va il cuore del poeta e il suo più grande desiderio sarebbe quello di non doverla mai abbandonare” (Jiménez)” Roma, 23 ottobre 2022
Patrick Rossi Gastaldi